Giula Brazzale

Il curioso del cinema : Ritual – Una storia psicomagica

Ritual_locandina_ita_lowQuest’oggi il curioso del cinema presenta Ritual – Una storia psicomagica, pellicola d’esordio dei registi Giulia Brazzale e Luca Immesi. Si tratta di un racconto di rinascita spirituale ispirato dalla “Danza della Realtà” di Jodorowsky. Atipico, nel suo modo di contrapporre il thriller psicologico di matrice Polanskiana, con il pensiero e l’arte di Alejandro Jodorowsky, inventore della psicomagia nonchè regista di film come “La montagna sacra” ed “El topo”. Forse è stata proprio questa apparente stravaganza ad essere apprezzata maggiormente all’estero. Infatti Ritual ha ricevuto un vastissimo consenso internazionale. Ma come la, purtroppo, infallibile regola del nemo profeta in patria insegna, la cosa non si è ripetuta in Italia. Tant’è vero che il film, da noi, ha avuto una scarsissima distribuzione. Ne approfitto quindi per invitare i curiosi di partecipare all’ ultima proiezione romana, che si terrà al filmstudio, il 26 maggio alle ore 21. Nell’ incontro con i registi, ho voluto farmi raccontare il loro rapporto con Jodorowsky, il padre spirituale della pellicola, e come sono riusciti a conciliare i mondi diversi, la realtà panico-surrealista con il thriller introspettivo per l’appunto , che animano l’opera.

Da dove nasce l’esigenza di realizzare Ritual? Volevamo girare un film che non rimanesse nella superficie, che provasse a risvegliare le coscienze, soprattutto quella della donna, che in Italia oggi, si trova ancora troppo spesso costretta ad un ruolo di sudditanza, se non altro psicologica. Per quanto riguarda la psicomagia, eravamo rimasti molto colpiti da un atto psicomagico descritto ne “La danza della realtà”, quello che si vede nelle scene finali del film. Leggendolo nel libro di Jodorowsky, l’abbiamo immaginato subito molto forte anche dal punto di vista della messa in scena. Quindi l’abbiamo scelto come rituale portante del film, e attorno ad esso, abbiamo costruito tutta la storia. Poi è stato lo stesso Alejandro a suggerirci il modo migliore di rappresentarlo.

Come avete conosciuto Jodorowsky? Mancava poco alle riprese, e ci siamo resi conto che non avremmo potuto girare senza il benestare del maestro. Sarebbe stato sia eticamente che legalmente scorretto. ritual grab_1.564.1Così, sempre per l’ incessabile danza della realtà, abbiamo scoperto che Jodorowsky avrebbe tenuto un reading di poesie in Italia. L’evento era stato organizzato a Monselice, vicino a Padova, da Fabio Gemo, un bravissimo attore, che interpreta il ruolo del barista, nel nostro film. Fabio è stato gentilissimo ci ha invitati alla conferenza stampa e così abbiamo avuto l’occasione di conoscere Alejandro. Essendo noi due sconosciuti, inizialmente, quando gli abbiamo detto che avevamo scritto un film sulla sua psicomagia, è rimasto molto perplesso, mai noi non abbiamo desistito, abbiamo insistito dicendogli che eravamo due professionisti. Così Alejandro si è fermato un momento a fissarci e poi ci ha scritto su una strisciolina di carta l’indirizzo mail della sua agente. Quando la nostra sceneggiatura è arrivata a Parigi, non solo ci è stata approvata, ma Jodorowsky ha acconsentito a girare un cameo nel film e ci ha concesso di usare nel titolo il termine “psicomagica”.

Jodorowsky sostiene che la parola non cura. Pensate che il vostro film possa far guarire?

Sicuramente fa riflettere, in primis, sul rapporto uomo-donna. Inoltre, era nostra intenzione che il nostro film agisse sull’inconscio delle persone. Che tirasse fuori qualcosa da dentro. All’estero dicono che ci siamo riusciti, che dopo la visione di Ritual si sogna molto e che i sogni sono molto più vividi. Ora siamo curiosi di sentire cosa dirà il pubblico italiano.

ritual grab_1.55.3Ritual ha una struttura narrativa lineare, ben lontana dal surrealismo dei film di Jodorowsky, ovvero l’arte panica. Come si può definire la pellicola, dunque, psicomagica?

La nostra storia ha un filo narrativo lineare e ben preciso che lega assieme vari atti psicomagici descritti in “Psicomagia” e “La danza della realtà” di Jodorowsky. Ma, oltre a ciò, il nostro film è ricco di simboli e mira a parlare all’inconscio, a tirar fuori qualcosa di sotterraneo, di irrazionale ed ancestrale. Su noi due ha avuto i suoi effetti, è stato l’inizio di un percorso di evoluzione personale, ora sarà il pubblico a dirci cosa proverà vedendolo.

                                                                                                                                                                                                                           Tiziano Rapanà